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Le tecnologie digitali possiedono la capacità di produrre una vera e propria rivoluzione economica e sociale.

Esse presentano opportunità di progresso e sviluppo, ma anche insidie per la persona che lavora, tanto più nel contesto di una concorrenza mondiale non regolata e di ravvicinate e persistenti crisi economiche, come quella innescata dalla pandemia da Covid-19. Incidendo sull’intensità dei vincoli di gerarchia e sulla natura e le modalità di esercizio dei poteri dell’imprenditore nei confronti di chi presta lavoro a qualsiasi titolo, è giocoforza interrogarsi sui rischi specifici che ne derivano per la realizzazione dei principi di dignità, libertà e sicurezza sanciti dalla Costituzione, e su quali siano le risposte dell’ordinamento giuridico sul piano della delimitazione di quei poteri e della garanzia di quei principi

La proliferazione delle labour platform innesca la riflessione sulla qualificazione del rapporto con il prestatore di lavoro, complicando la riconduzione alle categorie giuslavoristiche tradizionali (subordinazione, autonomia, “parasubordinazione”), che, pur alla luce di recenti riforme, presenta ancora evidenti criticità. Le nuove morfologie di organizzazione del lavoro, dominate dall’automazione, trasformano notevolmente i ruoli, le funzioni e i poteri datoriali, nonché le modalità di esecuzione dell’attività lavorativa, resa “disintermediata”, frammentata e flessibilizzata, e ravvivano la riflessione sull’adeguatezza delle attuali tecniche di tutela dei diritti dei lavoratori. Pertanto, si è indotti a riflettere sulla tenuta delle categorie giuridiche novecentesche dinnanzi alla creazione di relazioni ibride, caratterizzate dall’affermazione di inediti strumenti di esercizio di poteri unilaterali, orientati verso rinnovate forme di verticalizzazione (impiego di sistemi manageriali automatizzati, management by algorithms, di “artificializzazione” dei poteri datoriali); sistemi di rating reputazionale; diffusione di innovative forme di esternalizzazione del lavoro nel mercato digitale, e quindi globale, con l’emersione e l’affermazione di centralità di nuovi diritti dei lavoratori: diritto alla disconnessione, all’equilibrio tra tempo della persona e di lavoro, alla riservatezza, al contrasto delle discriminazioni.

Nel contesto lavorativo digitale si aggravano anche le difficoltà delle forme tradizionali di rappresentanza degli interessi dei lavoratori. La digitalizzazione frantuma i legami tra i soggetti coinvolti nella stessa organizzazione e produce una forte individualizzazione e atomizzazione del lavoro. Ciò costituisce una precondizione negativa per lo sviluppo di coalizioni e per l’esercizio di diritti sindacali.


L’obiettivo del seminario, con la focalizzazione degli aspetti più rilevanti e attuali, è quello di contribuire a riflettere tanto sugli specifici assetti determinati dalla rivoluzione digitale nel lavoro quanto sulle tecniche normative, attuali e potenziali, di bilanciamento dei diritti e di tutela del lavoro economicamente e contrattualmente debole (subordinato e no). Impostata la riflessione sulla concretezza e l’attualità delle questioni, la giornata di studi ambisce anche a estendere il punto di vista su nuove modellazioni delle relazioni di lavoro, che si fondino su una più chiara e razionale convivenza tra uniformità e varietà di regole “ben contemperate”.

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